di Francesco Monteleone
Un inizio entusiasmante, lo svolgimento sempre controcorrente, il finale denso della decenza morale cercata in ogni dialogo, in ogni sguardo, in ogni azione.
Questo film è alta divulgazione di divertimento, di struggente cultura musicale e di altissima idealità.
New York, 1962: Due bestie rare, un italo-americano del Bronx (ma onesto, lavoratore e burlone) e un pianista classico ‘negro’ (ma con straordinario talento artistico) vengono messi insieme dal destino e partono per una tourneè di 8 settimane in un parte importante del territorio americano.
Tony Vallelonga (Viggo Mortensen) spaesato, scopre nel viaggio la bellezza e le profonde contraddizioni dell’America; il negro (Mahershala Ali) ricco e raffinato, che rifiuta la pace di un vinto e prova a esibirsi dove quelli della sua specie sono ancora tormentati dall’odio razziale, dove chi non è bianco deve strappare la libertà con le unghie. La sceneggiatura di questo film è magistrale.
Tutti gli incontri sono difficili, ma tra il rozzo buttafuori e il raffinato musicista vittima di razzismo quel chiamarsi nel buio, presto si trasforma in un’invocazione di aiuto reciproco che si concretizza in una straordinaria tenerezza umana.
La recitazione degli interpreti merita i massimi voti in pagella. Il regista Peter Farrelly si è preso il diritto di frugare nel passato peggiore dell’America, adattando al cinema una storia realmente accaduta, senza scadere mai nei luoghi comuni e nei falsi d’autore.
Il risultato? In ogni scena quest’opera sprigiona gioia di vivere, colpi di scena, riflessioni, bellezza; per tutto ciò sta ottenendo un grande successo di critica, di pubblico, di premi.
E chi se lo perde per seguire tutte le puntate di Sanremo si comporta da spettatore negligente.