FEDERICO II E IL PRIMO TENTATIVO DI STATO MODERNO

di Ermanno Testa

Il territorio governato da Federico II, comprensivo della Sicilia e di gran parte della Penisola, e la italianità del sovrano, in virtù sia della sua nascita, avvenuta a Jesi, nella Marca anconitana, nel 1194 (pur discendendo dalla famiglia sveva degli Hohenstaufen e dalla dinastia normanna degli Altavilla) sia della educazione ricevuta a Palermo fino alla maggiore età, assegnano al regno di Federico un’impronta decisamente italica. E dal momento che l’azione di governo del sovrano, del tutto nuova per i tempi, mira a dare al suo regno un’impronta da Stato moderno, tale tentativo rappresenta obiettivamente per l’Italia un primato storico.

Federico ebbe una inestinguibile curiosità intellettuale, un eclettismo che lo portò ad approfondire la filosofia, l’astrologia, la matematica, l’algebra, la medicina e le scienze naturali; conoscitore di ben nove lingue, si circondava di uomini di gran cultura per quei tempi: dal matematico Fibonacci all’astrologo Bonatti, al filosofo Michele Scoto, all’arabo cristiano Teodoro di Antiochia, all’enciclopedista ebreo Juda ben Salomon Cohen; condusse un’intensa attività legislativa in numerose città del regno avvalendosi di un gruppo di giuristi quali Roffredo di Benevento, Pier della Vigna, Andrea Bonello, fino a creare un corpo organico di leggi, le cosiddette Costituzioni Melfitane, prese lungamente a modello come base per la fondazione di uno Stato moderno. Creò un’amministrazione pubblica ripartendo il territorio del Regno in distretti territoriali governati da funzionari di propria nomina che rispondevano del loro operato in campo amministrativo, penale e religioso a un loro superiore, referente diretto dell’imperatore.

Federico istituì a Napoli la prima università statale e laica della storia d’Occidente, dando vigore agli studi di diritto e di retorica, in contrapposizione all’ateneo di Bologna nato come aggregazione privata di studenti e docenti e poi finito sotto il controllo papale. Contribuì a far nascere la letteratura italiana e in particolare la Scuola poetica siciliana, siculo provenzale, antesignana della successiva lirica della Scuola toscana. Federico II, definito Stupor mundi, fu generoso mecenate verso artisti provenienti da tutta Europa che contribuirono a diffondere in Italia il gotico tedesco, come nei casi delle Abbazie cistercensi di Fossanova e Casamari. Ma soprattutto fu di grande rilievo l’attività edilizia volta a creare un sistema di difesa militare territoriale con gli oltre 250 cantieri divisi tra restauri di antiche fortezze normanne e l’edificazione di nuovi castelli e palazzi.

Il regno di Federico II fu insomma l’espressione di un disegno statale assolutamente nuovo in cui per la prima volta il potere del re, certamente assoluto e in linea con i tempi, veniva tuttavia esercitato attraverso una sovranità politica fondata sul diritto e sulla tolleranza – in Sicilia vide la luce il primo Parlamento della storia – e su una struttura amministrativa efficace, composta da personale civile, anche di umili origini purché capace. Una sovranità politica, aspetto non secondario, nata e consolidatasi su una forte e innovativa fioritura culturale. I

l potere politico si esprimeva attraverso una stretta correlazione con la cultura, era esso stesso motore e veicolo di cultura che a sua volta, in un certo senso, diveniva contenuto e sostegno del potere politico, in un processo identitario reciproco. Ma la intensa attività diplomatica ancor prima che militare, fede ne sia l’esito pacifico della VI Crociata con risultati più favorevoli di quelli attesi con la guerra; le innovazioni introdotte con la nuova legislazione; il sostegno dato alle scienze, alla nuova letteratura e in genere alla cultura; l’amicizia manifestata nei confronti anche dei tradizionali nemici arabi; la comunanza praticata tra le diverse religioni (cristiana, musulmana, ebraica); l’autonomia dai vincoli di sudditanza verso la Chiesa di Roma e il carattere laico e moderno del regno di Federico; insomma, l’insieme di tutti questi elementi sollevarono la violenta ostilità del Papato, timoroso di tale supremazia, al punto che Gregorio IX arrivò a definire il sovrano eretico e Anticristo sollevando nei suoi confronti la generale ostilità e cercando in tutti i modi di coalizzare contro di lui città e potentati di tutta Europa e in primo luogo i Comuni e le Signorie italiane. La morte improvvisa di Federico II nel 1250, quando ancora la compagine statale non si era consolidata, portò alla disgregazione e presto alla fine di quella esperienza, tutta italiana, che anticipava di qualche secolo la formazione dei moderni Stati europei.

Il fallimento di quello che può essere indicato come il primo vero tentativo di costruzione di uno Stato moderno non fu privo di conseguenze: perché la fine di quella esperienza, fortemente osteggiata dal potere religioso, fu di fatto la rottura di quella stretta correlazione tra politica e cultura che aveva caratterizzato il regno di Federico II. Ciò non fu indolore per l’Italia. Nel gioco degli equilibri e delle supremazie, dei conflitti e delle alleanze incrociate e strumentali che da allora e per alcuni secoli si scatenarono tra i tanti piccoli e medi poteri territoriali, Comuni, Signorie, Città marinare, lo stesso Papato, la politica rinunciò a gran parte della sua connotazione ideale e culturale per ridursi a duro esercizio di potere. Nello stesso tempo la produzione culturale, sempre più autoreferenziale e attenta piuttosto ai propri canoni estetici, anche nelle sue manifestazioni più alte, rinunciò alla funzione identitaria dell’azione politica, e risultò semmai in molti casi funzionale o addirittura asservita al potere; con poche ‘virtuose’ eccezioni, correlate all’idea di un disegno etico-politico alto (Dante, Boccaccio, Machiavelli, Parini, Leopardi, Manzoni). È solo con la ripresa di questo intreccio vitale tra cultura e politica, bruscamente interrottosi nel tredicesimo secolo, che finalmente anche l’Italia, nell’Ottocento, al pari degli altri Stati europei e malgrado il permanere come ai tempi di Federico II di una marcata ostilità del Papato, riesce a costituirsi come Stato moderno.

 

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