di Francesco Monteleone
Anteprima nazionale a Bari in ‘Anchecinema’, 25 novembre 2019
– Dopo questo spettacolo mi sono chiesta: Sono ancora un’attrice comica?
La prima confidenza di Daniela è una intransigente sincerità. Effettivamente il pubblico ha riso meno di quanto fa abitualmente ai suoi show, ma questa volta l’autrice ha preso come materia prima la Bibbia; gravando o sgravando sulle cose sacre si rischia l’accusa di eresia e il rogo. Perciò rassicuriamola con un dono di sant’Agostino: “Se io dubito, sono”.
La Baldassarra è con certezza una grande attrice, prevalentemente comica; ella sa trovare i paradossi, le contraddizioni e il ridicolo in ogni situazione umana; le sue battute lasciano senza fiato gli uomini e caricano di orgoglio le donne, come sapeva fare magistralmente Franca Rame.
Nel giorno dedicato alla memoria femminile, Daniela, nauseata dai femminicidi, dal razzismo, dal disequilibrio tra privilegiati e bisognosi, ha voluto dissotterrare le radici del male con la pienezza, la positività e la speranza contenute nella sua allegria. Vediamo meglio.
La protagonista si presenta al pubblico con una manciata di stelle in transito sul suo vestito e dopo non aver salutar nessuno, declama un pezzettino della Genesi con elaborata tensione retorica e attraente fisicità, ma soprattutto con la stessa espressione d’ estasi mistica della Santa Teresa d’Avila, scolpita dal Bernini.
Purtroppo per noi la Baldassarra, con gli occhi al cielo e qualche gemito amplificato dalle casse stereofoniche, è troppo sbrigativa nel raggiungere l’acme del piacere (spirituale). Così l’erotismo sacro altamurano della predicatrice comica dura non più di 3 minuti di orologio. Daniela ridiventa peccatrice sangue e carne, una seguitissima (pubblica – pudica – pubica) garante della tracciabilità e trasparenza delle cripto-idiozie maschili.
Daniela Baldassarra sapeva bene che il ‘libro di tutti i libri’, come lo chiamava Goethe, ha dentro di sé tanti generi letterari: esso è storico, antropologico, filosofico, teologico, mitologico, artistico, poetico ecc. E chiunque lo legga per fede o per studio deve declinare il proprio punto di vista. Lei, allargando il campo di osservazione sui rapporti insani tra uomo e donna, ha dato una divertente ‘lettura erotica’ della Bibbia: non le è stato difficile trovare esempi a iosa: Adamo ed Eva nudi alla meta, Sara che partorì Isacco a 90 anni, i due infoiati contadini del ‘Cantico dei Cantici’, il poema tanto lubrico che molti rabbini non volevano nemmeno includerlo nel testo biblico.
È curioso vedere gli spettatori con il fiato sospeso quando questa attrice toglie la tutela perbenistica al linguaggio sacro del Vecchio Testamento (che spesso sembra scritto da autori di estrema destra). Al contrario, è tragicissima la sorte degli uomini cioleschi evocati in canottiera, nell’intimità sessuale: vengono maciullati a maleparole, derisi, rimpiccioliti, impietosamente umiliati, perfino non compatiti quando (raramente) vengono soppressi da donne vendicative; perché i femminicidi sono cento volte i maschicidi e migliaia di donne nel mondo subiscono stupri, ricatti, sfregi, mutilazioni, abbandoni…forse dovremmo mettere un punto interrogativo al titolo in scena: Dio c’è?
Aperto e chiuso il fardello dei rabbini, la Baldassarra accresce il divertimento degli spettatori con i 4 evangelisti che ricordiamo dal catechismo e quelli ‘apocrifi’ che a nominarli si precipita all’inferno: la scena della Annunciazione, il mistero della mancata penetrazione, le pulsioni sessuali della Madonna, i torbidi ormoni dei sacerdoti, i consigli anticoncezionali delle madri cattoliche…tutti argomenti esilaranti, ma Daniela è un’artista spirituale, sola e coraggiosa, certamente sta per sconcertarci ancora una volta. Infatti il finale della sua esibizione è un’offerta esclusiva di verità senza rate e senza sconti, uno shock indimenticabile.
– Tu mi dici sempre che sono ‘bella’…ma lo so che lo fai per incoraggiarmi!
Le manca un concetto fondamentale della seduzione, alla Baldassarra.
– Ti dico che sei bella, ma devi sapere che più bella della bellezza è la “grazia espressiva”. E tu nei hai tantissima, amica mia bella.