“DIAMANTI” DI FERZAN ÖZPETEK: UN POTENTISSIMO FILM SULLE DONNE, CAMPIONESSE DI RESISTENZA

di Carmela Moretti

L’ultimo film di Ferzan Özpetek ammicca alle femministe, ai sentimentalisti e ai sognatori. “Diamanti” porta sul grande schermo innanzitutto una “summa” delle infinite risorse dell’universo femminile. Le protagoniste sono madri, mogli, amanti, lavoratrici; vale a dire, quelle creature che da sempre sono considerate formichine da schiacciare e che poi, nella sostanza, sorreggono fardelli pesanti, rivelandosi diamanti preziosi e campionesse assolute di durezza e resistenza. Con le battute argute di Geppi Cucciari, in più, s’inserisce nella narrazione l’idea di un potentissimo e irriverente rovesciamento dei ruoli, quasi una sorta di utopia di genere, che disvela come potrebbe essere il mondo se “il sesso debole” fosse davvero nel pieno potere di sé.

La vicenda è ambientata nella Roma di fine anni Settanta, in una sartoria che realizza costumi per il cinema. Le scene sono quasi interamente girate all’interno di un antico palazzo, con una regia minuziosa e sapiente. A dare anima a questo luogo sono tutte le donne che vi operano e che tessono una storia corale. Non esiste una trama lineare e ben definita, ma si tratta di vite che s’intrecciano e che, restando volutamente appena abbozzate, si mescolano in un abbraccio solidale. D’altronde, l’intento del regista sembra non essere quello di andare in profondità. Contano i flash, le illuminazioni, la vita vissuta e filmata nel suo dispiegarsi.

“Diamanti”, però, è anche altro. È una forma di metacinema, nel momento in cui, alternando finzione e realtà, mostra il tramutarsi di un’idea embrionale in un prodotto filmico concreto, attraverso uno scambio continuo tra il regista-deus e le sue attrici-creature. Ed è anche un film sul senso dell’esistenza, perché ci porta qua e là a interrogarci su che cosa resterà quando il set della nostra vita rimarrà spoglio e non vi saranno più orpelli. Ci risponde il regista, facendo esprimere a Elena Sofia Ricci quella che è la sua “filosofia”: alla fine resterà solo quel che abbiamo dentro.

Il cast del film è imponente ed eccezionale, ovviamente quasi interamente al femminile, di cui citiamo soltanto alcuni nomi: Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Nicole Grimaudo, Milena Mancini, Lunetta Savino, Vanessa Scalera, Kasia Smutniak, Mara Venier. Solo un regista innamorato dell’universo femminile e consapevole di ciò che vuol dire essere “donne di cinema” avrebbe potuto muovere le fila di una compagnia simile, in cui ognuno è incastonato in maniera adeguata nella propria parte.

Non appaiono fuori luogo nemmeno le tante incursioni dello stesso Özpetek, che risulta come una sorta di co-protagonista. È una trovata interessante, per manifestare che in fondo quest’opera è cucita su di sé e ruota attorno al suo profondo amore per il cinema, per il teatro, per le donne che ha diretto e che dirigerà in terra o in cielo…

Insomma, per noi si tratta di un gran bel film, per il cast, per la bellezza della fotografia, per le emozioni che sa trasmettere. Abbiamo letto qua e là che alcuni critici lo hanno trovato decisamente melò, ammiccante, adulatore. Sì, è vero, ma che male c’è? È così tanta la voglia di lasciarsi trasportare da buoni sentimenti che, mentre scorrono i titoli di coda – accompagnati dalla voce di una grandiosa Giorgia – viene quasi voglia di ringraziare il regista per queste due ore di piacevole sentimentalismo in mezzo a tante brutture nel mondo.

L’unico appunto che vogliamo fare è questo: attenzione! è un’opera pensata e realizzata per il cinema.

Speriamo che non arrivi mai in televisione, perché ne uscirebbe ingiustamente distrutta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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