di Rossella Guglielmo
La poesia deve avere in sé qualcosa che è barbaro, immenso e selvaggio.
(Denis Diderot)
Come l’amore, la poesia è ineffabile. È ovunque e, al contempo, irraggiungibile. È, come direbbe Pavese, in tutte le cose che ci fanno tremare il cuore. Nei posti impensabili, nelle situazioni più improbabili, anche lì dove non ci aspetteremmo di trovarla, la poesia ci stupisce e ci lascia senza fiato.
Finisce un anno difficile, fatto di sofferenza, di rinunce e sacrifici. Un anno doloroso che trascina con sé il rimpianto del non vissuto, la pena della perdita.
E nonostante tutto la poesia non ha cessato di esistere. Non ha smesso di splendere e di donare al mondo speranza e meraviglia.
Cos’è poesia, dunque?
Poesia è un bacio lento, lungo, atteso per ventimila anni, quello fra stalattite e stalagmite, nel gelido ventre delle Grotte di Pertosa. Fra i nudi ghiacciai del tempo, lì dove nessuno punta lo sguardo, lì nel silenzio, un umido sfiorarsi di labbra non umane, ma sacre, divine. Uno spettacolo che solo Natura, di mistero e gloria vestita, poteva donarci senza rumore apparente, ma fra tumulti dell’animo. Un bacio che ben potrebbero descrivere questi versi di Prévert (Baciami):
«Stringimi tra le braccia
Baciami
Baciami a lungo
Baciami
Più tardi sarà troppo tardi
La nostra vita è ora»
Poesia è l’abbraccio eterno dei due amanti di Hasanlu, i resti di un amore che ha sconfitto il Tempo e la morte, due volti tesi l’uno verso l’altro per sempre, oltre ogni dolore, senza mai fine. E questo eterno amarsi per sempre ci ricorda La morte degli amanti, di Baudelaire:
«Avremo letti carichi d’odori leggeri,
divani profondi come sarcofagi
e singolari fiori sugli scaffali,
schiusi per noi sotto cieli più belli.
Usando a gara il loro ultimo calore,
i nostri due cuori saranno due fiaccole d’eccessi
che rifletteranno i loro duplice splendore
nelle due nostre anime, questi identici riflessi
In una sera tinta di rosa e di azzurro mistico
ci scambieremo un unico guizzo
come un lungo singhiozzo, pieno di addii;
e più tardi un Angelo, schiudendo le porte,
verrà a rianimare, fedele e gioioso,
gli opachi riflessi e le morte fiamme.»
Poesia è la tragica fine di Oppy, il robot esploratore della NASA. Inviato su Marte nel 2004, la sua vita terminò tragicamente nel 2018, a causa di una violenta tempesta di sabbia, scatenatasi sul pianeta rosso. Prima di spegnersi, giunsero due ultimi messaggi, due cifre: 22 e 10,8. Il 22 indicava lo stato della batteria, del tutto scarica. Il 10,8 era il valore dell’opacità dell’atmosfera. La NASA così ha tradotto i due numeri: “My battery is low and it’s getting dark”, ovvero “la mia batteria è scarica e si sta facendo buio”. L’ultimo saluto prima del grande balzo, un doloroso addio che ben possiamo associare ai versi struggenti di Allen Ginsberg:
Il peso del mondo / è amore. / Sotto il fardello / di solitudine / sotto il fardello / dell’insoddisfazione / il peso / il peso che portiamo / è amore.
Allen Ginsberg, Canzone
E poesia è amore. Amore infinito, amore che sfida il dolore. L’amore che muove il mare e muove i sentimenti. Il motore e gli ingranaggi dell’esistenza, che ci fanno attraversare i confini del tempo, della caducità e della sofferenza. Ci spinge oltre, avanti, verso nuovi e inafferrabili orizzonti.
È il pianto di Ulisse, che desidera sopra ogni cosa tornare dalla sua amata Penelope. È il mare di Osip Mandelstam, i cui versi furono salvati dall’oblio grazie alla moglie, che imparò a memoria ogni singola sillaba, ogni parola. È il rumore di tutte le cose che ciclicamente muoiono, è il respiro della vita che si affaccia al mondo. È la serenata suonata alla finestra dell’amata. Così Stefano saluta sua moglie ricoverata a causa del Covid. Un canto ricco di amore e speranza, prima della fine. Un commiato che John Donne avrebbe così descritto:
«Lascia che pianga
finché rimango
le mie lacrime al tuo cospetto.
Il tuo volto ne fa monete,
recano il tuo sigillo impresso,
per questo conio hanno un valore.
Sono così colme di te.
Sono frutti di gran dolore, emblemi di più forte ancora,
e quando una lacrima cade, cade quel tu ch’essa portava,
così tu e io un nulla siamo, se su diverse rive stiamo.»
Poesia è tutto, poesia è ovunque. È fuori, e dentro di noi. A chi sa amarla, regala speranza. Ha sangue e arterie, che gonfiano il cuore, e che mantengono in vita. È fatta di aria, che riempie i polmoni, di carne, che copre le ossa. Ha la forma dei sogni più belli, che ci fanno guardare al futuro con occhi rinnovati.
Buon 2021!
«Muoiono i poeti
ma non muore la poesia
perché la poesia è infinita
come la vita.»
(Aldo Palazzeschi)