Il lunedì con la medicina. COSA PUÒ ACCADERE A CHI DORME MALE

di Giacomo Losavio,  neurologo e neurofisiologo clinico 

To sleep—perchance to dream. Ay, there’s the rub! That makes calamity of so long life. Than fly to others that we know not of?  (Shakespeare –Hamlet 1602 ).

L’uomo trascorre mediamente un terzo della sua vita dormendo. Ma dormire non vuol dire annullarsi del tutto  o “spegnersi”, anzi, il   sonno è un fenomeno attivo che svolge   funzioni fondamentali  e rigenerative per l’organismo  nell’ambito della strutturazione  cognitive, immunitario, nella protezione cardiovascolare e nella riparazione tissutale. Chi non riesce a dormire almeno 7 ore a notte  per un periodo continuativo superiore ad un mese è affetto da insonnia. L’insonnia è il disturbo del sonno più frequentemente riscontrato nella popolazione generale, e si manifesta, progressivamente con l’avanzare dell’età ma si può verificare  seppur in una percentuale minore   anche nell’età pediatrica.

Esistono tre tipi di insonnia: – Insonnia iniziale (difficoltà ad addormentarsi) – Insonnia intermittente: (frequenti risvegli notturni) – Insonnia terminale: (risvegli  precoce notturni ed incapacità a riaddormentarsi).

Negli anziani, l’insonnia aumenta la probabilità di andare incontro a un declino della memoria e a disturbi di tipo depressivo soprattutto nelle categorie di età avanzata  Lo indica uno studio coordinato dal Canadian Sleep and Circadian Network di Montreal e pubblicato sulla rivista Sleep. Lo studio ha preso in esame i dati di oltre 26.000 persone di età compresa tra i 45 e gli 85 anni. I ricercatori hanno confrontato le valutazioni auto-riferite del sonno con i risultati di una serie di test della memoria eseguiti nel 2019 e in un successivo follow-up nel 2022. I partecipanti che hanno riportato un peggioramento della qualità del sonno nell’intervallo di tre anni avevano anche maggiori probabilità di riportare un declino della memoria. In particolare, il disturbo del sonno è stato associato al 22% di probabilità in più di peggioramento della memoria. “Il deficit di memoria era specifico, poiché abbiamo esaminato altri domini delle funzioni cognitive come il multitasking e abbiamo trovato differenze solo nella memoria”, riferisce Nathan Cross, tra gli autori della ricerca. Lo studio ha rilevato inoltre che gli uomini tendono a subire un decadimento più intenso. Le persone che avevano segnalato un peggioramento della qualità del sonno, inoltre, risultavano avere anche maggiori probabilità di soffrire di ansia, depressione, sonnolenza diurna, interruzioni della respirazione durante il sonno. Tutti disturbi considerati fattori di rischio per il declino cognitivo e la demenza. Quindi in caso di insonnia non vi ostinate con tisane ed infusi vari   soprattutto se a lungo termine non ottenete nessun risultato. E’ utile affidarsi a professionisti del settore chiede una visita presso  un centro del sonno o consultate un bravo neurologo:  al massimo  ve ne posso consigliare qualcuno!

 

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