di Dino Cassone
Jonathan Bazzi è un autore alieno che si aggira con la sua astronave nell’universo letterario italiano, e non solo, alla ricerca del posto dove atterrare. Proprio come alla ricerca – dell’amore e del suo personale posto nel mondo, non necessariamente in quest’ordine – è il protagonista del suo secondo romanzo Corpi minori, appena pubblicato da Mondadori.
I corpi minori che se in astronomia indicano tutti gli astri e i satelliti più piccoli, qui tra le pagine del romanzo rappresentano tutte le persone, fatte di carne e sangue, che la voce narrante incontra e osserva con una lente d’ingrandimento particolare: il suo insaziabile desiderio.
Ha vent’anni il protagonista all’inizio della storia, talentuoso e incostante, con due chiodi fissi: scappare dalla periferica Rozzano per trasferirsi nel centro della caotica, multietnica e brutale Milano, e trovare l’Amore. L’Amore che lo fa disperare e lo porta a innamorarsi costantemente di corpi (ecco che ritornano) belli e impossibili, “perché innamorarsi significa in ogni caso spaccare il guscio, lasciare la polpa esposta, offrirla, come la carne di Prometeo”.
Amore che alla fine gli cascherà tra le braccia ingorde: uno stupendo ragazzo rumeno, Marius Madalin Musat. Attenzione, il nome e cognome sono del vero ragazzo di Bazzi, qui bravissimo a impastare finzione e realtà, a sconfinare nella sua vita e, sfidandosi, spostarne i limiti a lui-loro solo conosciuti.
Ma torniamo al romanzo. Perché “Questa è una storia d’inceppamento, di un movimento che parte e si arena, di un corpo che inizia a girare su se stesso quando invece sognava di sfrecciare”. Perchè il grande amore, purtroppo, non basta. L’io urla tra le quattro pareti del proprio cervello, reclama un altro e un altrove. E allora che fare? Mettere tutto in discussione? Leggere per capire, se e come.
Scrittura febbrile, flusso di coscienza che vola altissimo nei celesti cieli angelici, diventando lirica sublime, per discendere all’improvviso nei bassifondi più oscuri e trasformarsi in pensieri sporchi, osceni. E in questo “dualismo letterario” che si può trovare rimandi alla scrittura di Genet. Stessa disperazione, stessa fame di parole per dare forma ai pensieri più nascosti.
Cosa ci chiede Jonathan Bazzi? Comprensione? Assoluzione? Liberazione da un’ossessione? Forse tutto questo. O forse nulla. Scrivere alla fine è donare se stessi. Ecco, con Corpi minori, denso di pagine meravigliose, Bazzi ci ha fatto un enorme regalo.