CON MORRICONE SE NE VA L’ULTIMO DEI GIGANTI

di Carmela Moretti

Ci avete mai fatto caso che le scene più forti e memorabili dei film non sono quasi mai scene di dialoghi, in cui i protagonisti si parlano, ma sono sempre scene di musica e immagini?

Partendo da questa constatazione e mossa da chissà quali sentimenti e interessi, c’è stato un tempo in cui mi sono appassionata da profana alla musica da cinema. Stimolo importante è stato sicuramente la figura carismatica del musicologo e docente Pierfranco Moliterni – due occhioni vispi, che spandono tutt’intorno amore per la sua disciplina – con il quale io e altre schiere di giovani universitari abbiamo sostenuto l’esame di Storia della Musica moderna e contemporanea presso l’università di Bari. Nel programma di studio, non mancava mai un capitolo sulla filmusic e credo che ancora oggi sia così.

Conoscevo già le musiche di Ennio Morricone, ma, poco più che ventenne, il mio grande amore diventò il compositore Armando Trovajoli: schiacciato tra i due titani Nino Rota e per l’appunto Morricone, il musicista romano è stato troppo e ingiustamente dimenticato. Oggi, alle nuove generazioni, il suo nome non dice quasi nulla.

Eppure, Trovajoli ha attraversato la storia del cinema italiano dal neorealismo agli anni ’70 e ’80. Lo volle il grande Vittorio De Sica nel suo successo internazionale, “La ciociara”, per il quale Sophia Loren ottenne giustamente l’Oscar. A lui si rivolse più volte anche il massimo esponente della commedia all’italiana, Dino Risi. Ma è con Ettore Scola che Trovajoli strinse il sodalizio artistico (e sicuramente anche un’amicizia sincera e profonda) più proficuo e vivace: con “Una giornata particolare” (1977), il compositore romano vinse il Nastro d’argento nel 1978, poi arrivarono altri riconoscimenti anche per “La famiglia”, “La terrazza”, “Concorrenza sleale” e così via.

Quelle di Trovajoli sono colonne sonore assai diverse tra loro, ma in cui è riconoscibilissima la vena artistica del compositore: si va da accompagnamenti allegri e orecchiabili a musiche di commento dalle tonalità più struggenti.

Personalmente, quella che ritengo la più ben riuscita, perché capace di entrare nel cuore di chi l’ascolta e di restarvi per sempre, è la colonna sonora di “Profumo di Donna” di Dino Risi: le note melanconiche non fanno semplicemente da sfondo alla storia, ma al contrario esaltano, valorizzano, quasi raccontano in musica la vicenda umana del protagonista, il capitano in pensione Fausto Consolo rimasto cieco, interpretato in maniera superlativa da un grandissimo Vittorio Gassman.

Poi, la mia storia d’amore con le musiche da cinema ha avuto come oggetto d’interesse un’altra grande firma, anch’egli troppo poco ricordato: Riz Ortolani, uno dei primi compositori europei a ricevere riconoscimenti internazionali e ad annoverare collaborazioni con nomi illustri della musica mondiale: Frank Sinatra, Benny Goodman, Placido Domingo, Aretha Franklin.

Il compositore pesarese ha scritto più di 200 colonne sonore per il piccolo e grande schermo, tra cui ricordiamo quelle de “Il sorpasso” di Dino Risi e “Un matrimonio” di Pupi Avati. Alcune sue composizioni sono state utilizzate da Quentin Tarantino, che ha sempre esternato la sua profonda stima per il maestro.

Anche in questo caso, ne ho una che preferisco a tutte le altre, per le atmosfere straordinarie e indefinite che è capace di richiamare alla mente. È la colonna sonora del film “Fantasma d’amore” di Risi, in cui il clarinetto del tema principale è suonato nientemeno che dal grande Benny Goodman. Una poesia in musica, per dirla in breve.

Non mi dilungherò molto su Ennio Morricone, il più geniale di tutti, su cui tanto in questi giorni viene scritto e detto. Ci ha fatto dono di capolavori insuperabili, nelle cui tonalità ampie ci siamo spesso rifugiati come in un porto sicuro, e di cui non smetteremo mai di essere grati alla vita. Grazie di tutto, maestro, non la dimenticheremo mai!

Ecco, questa è la mia personale triade, da cui sono volutamente esclusi per mia scarsa conoscenza Nino Rota (un gigante al cospetto del quale mi sentirei piccola piccola) e Luis Bacalov, che ci ha conquistati tutti con le musiche de “Il postino”.

Per me Travajoli, Ortolani e su tutti Morricone hanno il merito di aver lasciato al mondo delle vere e proprie sinfonie visive, in cui note e immagini si uniscono indissolubilmente e avvicinano il cinema più al sublime dell’arte che al mondo della parola scritta.

Sono musiche ricercate, intelligenti, raffinate, che creano nel nostro animo suggestioni poetiche che ormai fanno parte delle nostre esistenze.

 

 

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