“BUONANOTTE”, DI PIERDAVIDE CARONE: IL PARADOSSO CHE FA SOGNARE

di Trifone Gargano

In Buonanotte, di Pierdavide Carone, brano uscito il 9 aprile 2021, come anticipazione del suo nuovo (imminente) cd, ciò che immediatamente colpisce l’ascoltatore è l’insistenza paradossale del ritornello:

Mi sento bene se mi fai male
mi pensi spesso senza pensare

Ancora una volta, Pierdavide Carone non delude i suoi fan, perché torna alle sue radici, con il sapiente dosaggio tra melodia e testo. Ancora una volta, in poco più di tre minuti, quello che vien fuori è tutto il suo mondo, la sua visione del mondo e dei rapporti umani, a volte trasognata, a volte dura, ma sempre capace di accarezzare l’anima di chi ascolta. E questo è ciò che si chiede, in fin dei conti, a un artista: accompagnare i sentimenti di chi ascolta, di chi legge, di chi guarda… per farlo vivere un tantino meglio, grazie, anche, a quella canzone ascoltata, o a quella poesia letta, o a quel film visto.

Ancora una volta, le atmosfere di questa canzone di Pierdavide Carone sono leopardiane: a cominciare dal titolo, Buonanotte, che ribadisce la nota predilezione del poeta di Recanati a vivere le proprie emozioni più forti di notte, al chiaro di luna; e proprio uno spicchio di luna, osservato dal di dentro di una stanza, con la finestra spalancata verso il cielo, è l’immagine ufficiale di copertina di questa canzone; poi, c’è il vocabolo «infinito», collocato da Carone già nell’incipit della canzone; quindi, la solitudine, di questo io-narrante, che cammina «a piedi scalzi», e che sente tutto il fragore assordante di un mondo in frantumi dentro di sé; la stessa solitudine che fu il costume che scelse Leopardi come condizione di vita; infine, pochi versi più avanti, nella canzone di Carone, in modo ancor più esplicito, la citazione della luna: «la luna è la mia vela».

Il gioco del paradosso continua nella strofetta successiva:

mi cerchi dove non puoi trovarmi […]
di giorno dimmi buonanotte […]

e continua, subito dopo, questo gioco per il paradosso, in modo ossessivo, ma avvolgente, grazie alla melodia, che incanta colui/colei che ascolta:

Mi sento bene se mi fai male
mi pensi spesso senza pensare
[…]

La canzone si scioglie con un desiderio d’amore, che l’io narrante dichiara, direi che urla: «fammi fare questo errore che si chiama amore». L’errore al quale tende ciascuno di noi (almeno una volta nella vita). Infine, torna l’invito: «di giorno dimmi buonanotte». Che è come dire: fammi sognare. E Pierdavide Carone, ancora una volta, con Buonanotte, ha saputo farci sognare.

 

 

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