Una serie tv che ha ormai oltre dieci anni, nonostante mantenga inalterata la sua attualità e la sua comicità. Una delle più belle serie televisive italiane, a cui Netflix ha dato una seconda vita quando, nell’aprile scorso, in pieno lockdown, ha incluso le sue tre stagioni (a cui si aggiunge anche un film che fa da sequel della terza stagione) nel suo catalogo, dando la possibilità a tutti di scoprirle o di rivederle. Stiamo parlando di “Boris”, serie che, con gli anni, è diventata oggetto di culto tra tanti appassionati che non hanno mai smesso di ridere, vedendo e rivedendo i suoi sketch, le sue battute.
LA TRAMA DI BORIS
La storia di Boris ha come protagonista un regista di serie televisive, Renè Ferretti, interpretato da Francesco Pannofino. È rinomato, ma da tempo in fase calante, alle prese con un’impresa ardua: girare la serie “Gli occhi del cuore 2”, seconda stagione di un progetto fallimentare interrotto alla sua terza puntata.
Per riuscire nel suo lavoro ha a disposizione un cast in cui qualità e merito non sono affatto al primo posto. Vi fanno parte un attore tanto scarso quanto arrogante, presuntuoso e con manie di grandezza; un’attrice bellissima, ma stupida, capricciosa e altrettanto incapace di recitare; un tecnico della fotografia a cui piace essere pagato bene per lavorare poco e male. E, ancora, un comico del tutto privo di talento, che riesce a far ridere solo a Roma, pronunciando sempre e solo un’unica battuta scurrile in romanesco; una segretaria ubriacona. Senza dimenticare i tre innominati sceneggiatori, cialtroni senza il minimo interesse nella riuscita di una sceneggiatura che abbia almeno un senso. Spesso si limitano a copiare spudoratamente da altre serie televisive.
Il regista Ferretti, se pure non è affatto incapace, è costretto a lavorare in un ambiente dove la professionalità non è di casa, dove le raccomandazioni la fanno da padrone, dove gli andamenti della politica influiscono persino sull’andamento della narrazione e sulla scelta dei contenuti, di destra o sinistra a seconda di chi è al governo. Un ambiente, ancora, dove la produzione impone ristrettezze economiche che alimentano precariato e sfruttamento di lavoro nero e che non incoraggiano, nella troupe, impegno per una maggiore qualità. Più volte, tutto ciò provocherà scatti di rabbia da parte del regista, che si lascerà andare a diverse sfuriate.
Un’impresa non facile, quindi, con l’obiettivo, illusorio, di fare una serie di qualità.
IL CAST
Oltre che da Pannofino, il cast, quello vero, è composto da Caterina Guzzanti, Alessandro Tiberi, Pietro Sermonti, Carolina Crescentini, Paolo Calabresi, Ninni Bruschetta, Alberto Di Staso, Roberta Fiorentini, Antonio Catania, Carlo De Ruggieri, Corrado Guzzanti, Giorgio Tirabassi e tanti altri che si avvicenderanno nel corso delle tre stagioni. Non mancano ospiti d’eccezione come Paolo Sorrentino, nel ruolo di sé stesso.
UNA SATIRA DELLA TELEVISIONE ITALIANA
“Boris” è una satira del mondo della televisione italiana, sia quella generalista che delle reti private, dove spesso i contenuti sono ancora peggiori. Una satira delle ipocrisie della televisione, dei suoi contenuti, spesso mediocri e di scarsa qualità. Della sua retorica stucchevole, in cui la narrazione dipende interamente dall’audience, dalla direzione del vento politico e, dunque, non ha una vita propria.
Una satira intelligente e spassosa, ma, al tempo stesso, la dimostrazione che anche in Italia si possono fare prodotti di qualità. D’altronde gli attori bravi non ci mancano né manca la comicità, che di certo non dobbiamo imparare dall’estero.
Lo confermano gli stessi protagonisti di “Boris”, in cui ad interpretare ruoli comici, ci sono attori che siamo abituati a vedere in vesti più serie. Lo confermano le smorfie di Pannofino, che fanno divertire tanto quanto le sue iconiche incazzature. Lo dimostra il talento con cui interpreti bravi riescono a mettersi nei panni di attori scadenti, divertendo e strappando tante risate al pubblico.