ARRIVA A LUGO LA VERSIONE ITALIANA DI UNA MOSTRA SU AUSCHWITZ, REALIZZATA DAL MÉMORIAL DE LA SHOAH DI PARIGI

di Carmela Moretti

Il testimone della memoria non può fermarsi. Deve continuare a viaggiare, nel tempo, nella storia, da una generazione all’altra, nonostante la pandemia e le restrizioni. E se per il Covid non è possibile recarsi fisicamente sui luoghi della storia, si devono cercare altre modalità, perché non si smetta di riflettere su ciò che è stato, sull’insensatezza del male, sulla natura tutta umana di odiare e assassinare altri uomini.

È con questo spirito che a Lugo, in provincia di Ravenna, è stata organizzata la mostra “Auschwitz-Birkenau 1940-1945, campo di concentramento e centro di messa a morte”. Ideata e realizzata dal Mémorial de la Shoah di Parigi, è stata presentata nella sua versione italiana lo scorso anno al Museo ebraico di Bologna. Quest’anno è esposta a Lugo, cittadina della Bassa Romagna sempre molto sensibile all’argomento, poiché la storia dei lughesi è strettamente connessa a quella di un’antica comunità ebraica presente sul territorio e di cui restano numerose testimonianze.

La mostra presenta, in 31 pannelli, il ruolo di Auschwitz e la sua evoluzione nell’ideologia nazista. Dal concetto di antisemitismo e di Shoah si passa all’illustrazione del sistema concentrazionario nazista e alla costruzione di Auschwitz, per arrivare agli strumenti di repressione e di messa a morte. Particolarmente significativa è l’attenzione posta sul lessico dell’odio e della morte, perché le parole diffondono concetti distorti, diventano esse stesse veicolo di propaganda, seducono e convincono: “spidocchiamento”, “estirpare”, “sterminare” sono alcune di queste.

Non mancano certamente le testimonianze di alcuni deportati, affinché il fruitore della mostra possa cogliere tutta la drammaticità umana che si esprime dietro il fatto storico. Per esempio, la testimonianza di Fatina Sed, una ragazzina italiana di 13 anni, deportata appunto perché ebrea.

“La mostra si rivolge soprattutto alle scuole e fornisce una dispensa didattica per gli insegnanti. Lo scopo è invitare le nuove generazioni a riflettere su un momento buio della storia del Novecento”, spiega nel corso dell’inaugurazione l’assessore alla cultura del comune di Lugo, Anna Giulia Gallegati.

Il sindaco di Lugo Davide Ranalli coglie l’occasione per ricordare le difficoltà della pandemia e gli irriguardosi accostamenti a cui assistiamo nelle ultime settimane tra le restrittive norme anti-covid e la tragica condizione dei deportati ad Auschwitz. “Abbiamo trovato il nostro cimitero imbrattato e la scritta “nazisti” nei pressi dell’hub vaccinale. Come è possibile che in un’epoca fatta di grandi tecnologie si può ancora pensare che queste immagini esposte nella mostra siano accostate a chi difende la scienza per contrastare la pandemia? C’è un mondo che è guasto, distorto, e sarà così fino a quando non si costruisce un’empatia con ciò che è accaduto con la Shoah”.

Conclude l’inaugurazione Giuseppe Masetti, direttore dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Ravenna e provincia: “Abbiamo pensato subito a Lugo per questa mostra. Per la sua tradizione, per le vittime che ha avuto, per i preziosi documenti ebraici conservati in Biblioteca Trisi. Siamo nel posto giusto nel momento giusto”. E ricorda la necessità di andare oltre i momenti celebrativi, per approfondire e per capire come sia stata possibile tanta crudeltà.

La mostra sarà visitabile dal 15 gennaio al 6 febbraio presso le Pescherie della Rocca. Si rivolge a tutti i cittadini, ma soprattutto agli studenti, a cui viene chiesto il compito di conoscere, comprendere e tramandare.

 

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