ALL OR NOTHING? NOTHING, PLEASE…

di Giulio Loiacono

Contrariamente al mio solito, solo il titolo stavolta sarà in inglese.
Il significato lo avrete colto e, se vorrete, esprime la summa di quanto seguirà. Di conseguenza, c’è gia, di questo tema, svolgimento e considerazioni.

ALL OR NOTHING: JUVENTUS

Ora, capisco che il calcio sia ormai un mega entertainment, che voglia ed aspiri ad essere come un altro qualsivoglia prodotto di consumo, da presentare come risultato finale di una “catena di montaggio” del divertimento, ma il calcio, questo misterioso morbo – per chi ci crede – è una cosa da cuocere e mangiare, come una bella pizza o un panzerotto, belli fumanti. Se ristagna in frigo, o addirittura si vende nei surgelati, da mettere nel forno e gustare “in differita”, non è, non può essere se stesso.
Ora, il gigante dell’ecommerce, Amazon, che è già gigante di un po’ di ben altro, per lanciare nello Stivale – e forse non solo – il prodotto calcio da mandare in streaming, ha pensato di arricchire la sua collezione di “All or nothing”, che vedeva, in passato, altre iniziative consimili – si pensi solo a quanto hanno realizzato con il Manchester City – scegliendo la Juventus.

UNA NARRAZIONE BANALE

L’impatto è tragico: a parte la girandolesca fiera delle banalità che vi risparmio, ma chi è consumato del pallone già sa, colpisce l’assoluta amatorialità dello staff dirigenziale. Ora entro nel tecnico, ma ne esco subito: è mai possibile che, per scegliere un giuocatore di cui si ha assoluta necessità, si faccia credere che, come tre amici al bar, tre qualsiasi tifosi, ci si veda e si pianifichi un investimento tecnico e patrimoniale insieme con questo pressappochismo? Nessun business plan, nessuna riunione al vertice, nessuna decisione concordata con chi detiene le chiavi della cassa? Delle due l’una: o si è recitato quanto si è deciso in altre sedi oppure siamo messi davvero male.
Ancora: siamo alla vigilia del Natale. C’è da realizzare uno spot per fidelizzare i tifosi e invitarli a diventare schiavi del merchandising “spingendoli” a corredare le proprie case di vari ammennicoli a tema natalizio. La star che hai, l’unico uomo che non appartiene a questa realtà da provinciali sprovveduti, l’unico che pianifica la propria immagine come se fosse una seria fabbrica di sé, Cristiano Ronaldo, viene timidamente attenzionato dello spot e fino all’ultimo momento non si sa se viene?
Ma dove siamo? Vedete un po’ se in Premier League, senza parlare di quello che sono gli sport professionistici statunitensi, succede una cosa del genere…
Ecco la differenza che c’è e che mi pare incolmabile tra quel mondo ed il nostro calcio nostrano… lì la narrazione si piega all’esigenza dello sport e lo eleva a spettacolo raccontabile anche al di fuori della competenza o della passione; qui la ingenuità paesana, tutta improvvisata ed improbabile, fa rimbalzare qualsiasi tentativo di narrazione duratura.
Ed il sapore è quello della pizza congelata. Da perdere!!

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