A TAVOLA CON… LA SPREGIUDICATA E SENSUALE COLETTE

di Carmela Moretti

Avete mai sentito parlare della scrittrice francese Colette e dei suoi famosi eccessi? Se oggi è poco ricordata al di fuori dell’hexagon, la spregiudicata borgognona fu un’artista con la a maiuscola nella società della Belle époque. Vissuta nella prima metà del ‘900, seppe essere libera, eccentrica, scandalosa e immensa sia nel suo essere donna che artista. Si guadagnò da vivere col musical, dove non disdegnò di recitare anche a seno nudo; ebbe tre matrimoni e molte relazioni sia etero che omosessuali; collaborò con prestigiosi giornali francesi; fu autrice di una cinquantina di opere, per lo più contestate, tra cui i due romanzi “Chéri” e “La chatte”, che la inserirono nel panorama intellettuale dell’epoca. In ultimo, conseguì un grande primato: fu la prima donna a ottenere i funerali di stato, nel 1954, mentre la Chiesa le negò le esequie come una sorta di sanzione per il suo stile di vita poco ortodosso (chissà se l’anima della defunta ne fu amareggiata o se ne rallegrò).

Dunque, Colette fu veramente affamata di tutto: di scrittura, di vita, di amori liberi, di natura e di cibo.

Proprio nei confronti di quest’ultimo, aveva una vera e propria venerazione: l’arrosto “va sorvegliato con gli occhi dell’anima” e nessun luogo è per lei più voluttuoso e magico della cucina, nel momento in cui “si scoperchia sul tavolo il piatto fumante”.

Immaginiamo allora, che il fantasma di Colette, cinto da un abito maschile della moda parigina del XX secolo, venga a prenderci per mano e ci conduca di notte in un’avventura “scroogeana”. Varcando i confini tra realtà e irrealtà, planiamo sui luoghi di una delle sue opere meno conosciute, “Duo”.

Siamo d’emblée nel sud della Francia, in un piccolo paese di nome Cransac, ed è primavera. Michel, un impresario teatrale di mezza età, vi giunge con la moglie Alice per trascorrere le vacanze pasquali, in una villa costosa e maltenuta. Tutt’intorno vediamo vigne, pioppi, meli selvatici e in lontananza sentiamo il fragorio di un fiume, che non lascia presagire nulla di buono.

Come voyeuristi, seguiamo la coppia nella sua intimità e nel disgregarsi del loro matrimonio: come accade nell’Otello, un oggetto attira l’attenzione di Michel e in questo caso gli rivelerà il vero tradimento di Alice con Ambrogio, una passione voluttuosa durata soltanto alcune settimane. La reazione dei due personaggi dinanzi all’accaduto è agli antipodi: se Michel è incapace di superare la ferita, Alice è desiderosa di tornare alla felicità; se Michel si ammala e digiuna, Alice è in preda a una irrefrenabile ingordigia, segno della sua voglia di vivere. La vediamo, infatti, gustare con avidità tutte le pietanze che nel corso del romanzo la cuoca Maria prepara per loro: una quiche lorraine, una garbure (zuppa di verdure con carne d’anatra o maiale), un sidro spumoso, riso e carne, caffè… E soltanto in cucina Alice si sente bene davvero, è lì che trova la sua dimensione, perché è un ambiente tutto al femminile, da cui gli uomini sono esclusi. “Duo” è, infatti, l’esaltazione dell’universo femminile, mentre la figura maschile ne esce completamente distrutta.

«Come si sta bene… il cibo che cuoce a fuoco lento, il fornello arroventato, il calore benefico che ti prende alla testa… Questa cavalletta rinsecchita che comanda a bacchetta quel maschio inerte. Com’è tutto umano, normale, gradevole!(…)»

«Vede – ci spiega Colette, mentre continuiamo a non perdere di vista i nostri protagonisti – tra Alice e Michel l’armonia è impossibile ed è un destino che coinvolge tutte le coppie. C’è poco da fare, uomo e donna sono espressione di una diversa sensibilità, di una diversa morale, di un diverso approccio all’eros. Il tentativo di trovare una sintesi, di vivere insieme, è destinato al fallimento. Ma mi scusi, mi sto dilungando in spiegazioni che lasciano il tempo che trovano… lei voleva delle ricette, non è così?».

«I nostri lettori senz’altro. Se potesse rivelarci qualche ricetta tipica della sua Borgogna… ».

«La Galette con il formaggio. Nel mio paese si preparava sempre la domenica delle Palme e quella di mia madre era speciale, nella sua semplicità. E poi… il mio dolce preferito, la Torta di zucca e mandorle. Ah, che gusto! E che ricordi felici! Torniamo a casa? Si è fatto tardi… ».

 Galette con il formaggio fresco

Ingredienti

1 bicchiere di latte
1 bicchiere di farina
2 uova
200 g di formaggi diversi grattugiati
Qualche pezzo di bacon tagliato finemente
Sale
Pepe

 Preparazione

Mescolare tutti gli ingredienti. Versare il contenuto in una tortiera precedentemente imburrata o ricoperta con carta da forno. Far cuocere in forno a 200 gradi per circa 35 minuti.

Torta di zucca e mandorle
https://www.cuisineaz.com/recettes/tarte-a-la-citrouille-et-aux-amandes-103581.aspx

Per chi volesse approfondire, si consiglia la lettura del libro: “Mi piace essere golosa”, di Colette.

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