“WONDERLAND?!”, progetto di Olga Diasparro con Daniela Baldassarra

di Francesco Monteleone

Molto spesso sono condivise sui Social Media le foto di chi, contemplando il cielo, vede composta dalle particelle atmosferiche una nuda croce, un animale domestico, il cuore, il volto di Gesù o l’immagine della Madonna. Non è una stranezza da paranoici e ha una spiegazione teorica nobilissima. Nel suo “Trattato della Pittura” Leonardo da Vinci ci spiegò che le macchie dei muri imbrattati mostrano paesi, fiumi, alberi, montagne, battaglie “ed infinite cose”.

D’altronde quando non c’era Internet, i nostri progenitori ritrovavano le stesse immagini dai contorni non definiti sulla corteccia di un albero, osservando gli incantevoli orizzonti marini o le variazioni multicolori dei tramonti.

Insomma ci sono persone che immaginano, dove non c’è, una figura che hanno dentro di sé e che gli è cara. Olga Diasparro ha compiuto la stessa operazione visionaria con la sua amica Daniela Baldassarra.

L’artista che mediante la fotografia elabora modelli di identità femminile fuori del contesto culturale maschile, ha ‘intravisto’ il corpo iconico e icomico di Daniela in un posto sconosciuto e abbandonato che ha titolato ironicamente “WONDERLAND?!”.

Dalla parodia del racconto di Lewis Carroll “Alice nel paese delle meraviglie” noi spettatori abbiamo ricevuto 7 pose luminose e non realistiche che devono essere ammirate senza la pretesa di trovare un senso logico, esattamente così come andrebbe letto (o riletto) il famoso romanzo del 1865.

Daniela Baldassarra si è fatta modella una tantum; per chi ancora non lo sapesse, ella è una virtuosa attrice specializzata nella Stand-up comedy, non accecata dal successo e ancora poco sfruttata dallo show-business.

La sua bellezza vera consiste nella capacità di farci fare due sante risate con provocazioni, aneddoti, paradossi, scherzi, battute ecc. messi insieme in esilaranti monologhi che generano tanta allegria e pensieri di poetica profondità.

Olga e Daniela sono due creative che per andare dove vogliono andare non accettano passaggi da sconosciuti; rivendicano entrambe il diritto alla cultura, o meglio ad una arte appropriata alla loro identità femminile. Daniela ha scelto il teatro, Olga la fotografia e quando agiscono insieme si sentono moralmente coinvolte in una fervida lotta “contro le percosse, l’incesto, la pornografia, la prostituzione involontaria attraverso l’uso di rappresentazioni pubbliche del corpo e della parola delle donne” (Luce Irigaray)

Daniela per posare ha fatto la scelta antierotica del vestito; non si è denudata come Venere, il prototipo classico della bellezza femminile. Indossando abiti adolescenziali ha scelto di essere ‘Alice’, casta e meno attrattiva, ma più adatta alla sua identità civile.

Se la modella non avesse l’abito nero, il candore del suo corpo si diluirebbe nel bianco delle macerie edilizie, perché ella non è il soggetto principale della foto; l’autrice ha voluto che rimanesse una macchia di bellezza ibridata in qualcosa che è stato abbandonato.

Con l’abito rosa e una coscia in copertina, Alice assomiglia ad una cariatide dell’Eretteo che sorregge l’ormai inutile soffitto; la sua silhouette è ancora riconoscibile, ma presto scomparirà, perché è circondata dalla natura, la vegetazione si è già presa un piede e sta per ricoprirla interamente.

Questa Alice adulta, casta, vispa e triste ha orami capito che non potrà rivivere la spericolata avventura giovanile. Si ritrova sola in un mondo che trascura la Salute fisica e morale, non ci sono più gli animaletti antropomorfi con i quali dialogare, si può provare a giocare, ma non c’è divertimento senza compagnia.

Nel presente non c’è più tempo per il passato. Alla fine è meglio scappare. Nella vita (ma anche nell’arte) non bisognerebbe mai tornare dove si è già stati, perché non ritrovando o non riavendo ciò che fu sorgente di gioia serena, si rimane definitivamente delusi.

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