TENZONE MEDIEVALE E DEBATE ODIERNO. DAD: LE INTERCONNESSIONI GLOBALI DA CORONAVIRUS

di Trifone Gargano

La tenzone era un genere poetico della letteratura medievale, che consisteva in un dibattito tra due o più partecipanti, che, esponendo tesi differenti, davano vita, alternandosi nelle battute, a un componimento. Dunque, si trattava di una disputa poetica, con botta e risposta, da parte dei partecipanti, che poteva risolversi o in un solo componimento a più strofe; oppure, in più componimenti (organizzati, come dire, a grappolo), scambievolmente scritti, ciascuno, dai due (o più) interlocutori della tenzone.

Nella forma dell’unico componimento, con strofe alternate, che riscontrò una certa predilezione nel Medioevo, come esempio di scrittura collaborativa e collettiva (ancorché di scontro verbale), la tenzone assunse maggiore vivacità, e, quindi, anche maggiore presa sul pubblico dei lettori (divisi, a loro volta, in partigiani, per l’uno, ovvero, per l’altro disputante). In alcuni casi, comunque, la tenzone non era altro che il frutto di una finzione; il poeta, cioè, fingeva di polemizzare con un suo collega, o con più di uno di essi (esattamente come avviene ancora oggi, per molti dei finti scoop scandalistici, organizzati dalle stesse vittime del presunto scoop, in cerca di visibilità a ogni costo, e a buon mercato; oppure, come avviene, nell’odierna epoca social, con le note, quanto deplorate, fake news).

Le tematiche delle tenzoni erano, ovviamente, le più diverse tra loro (dall’amore, alla politica, alla letteratura, alla morale), con la conseguente adozione di stili espressivi e di toni stilistici differenti (che oscillavano dal più raffinato scambio dialogico intellettuale, alle eleganti discussioni dotte; dalle vivacissime schermaglie polemiche, alle battute sconce, se non oscene; dall’acredine, al livore personali, all’invettiva volgare e offensiva). I poeti utilizzavano lo stesso schema metrico; di qui, il detto popolare «risposta per le rime».
La tenzone più antica a noi nota è quella tra due poeti provenzali, Uc Catola e Marcabruno, che si sarebbe svolta negli anni tra il 1134 e il 1136, incentrata sulla questione amorosa (confronto / dibattito tra due visioni dell’amore: quella sensuale, e quella spirituale). In Italia, la forma metrica utilizzata dai poeti, per le tenzoni, fu, in prevalenza, quella del sonetto; ma si preferì pure quella dello strambotto in ottave. Celeberrima fu la tenzone fra Dante Alighieri e Forese Donati, suo amico, fiorentino e poeta (che Dante re-incontrò, nel suo viaggio ultraterreno, in Purgatorio, dandocene notizia, in termini molto affettuosi, nei canti XXIII e XXIV di quella cantica, collocandolo tra i golosi).

Forese era stato anche un lontano parente di Dante, visto che il Sommo aveva sposato una Donati (Gemma, appunto). Ma, in modo particolare, conta ricordare che Forese era stato, soprattutto, fratello di Corso Donati, capo politico di primissimo piano a Firenze, per la parte dei Guelfi neri, acerrimo nemico di Dante, e causa di molte sue sciagure (a cominciare dall’esilio, con la cacciata da Firenze di tutti i capi dei Guelfi di parte bianca). Uomo fazioso e violento. Sarà proprio per bocca di Forese (in Pg., XXIV, ai vv. 82-7), che Dante ne profetizzerà la morte, avvenuta nel 1308, con il corpo di Corso vilmente dilaniato, disarcionato da cavallo, e trascinato a lungo, con un piede impigliato nella staffa:

La bestia ad ogne passo va più ratto,
crescendo sempre, fin ch’ella il percuote,
e lascia il corpo vilmente disfatto

Per completezza d’informazione, chiariamo pure che Dante incontrerà, nel suo viaggio ultraterreno, anche Piccarda Donati, sorella dei due, nel cielo della Luna, tra gli spiriti mancanti ai voti (l’intero episodio della beata Piccarda è nel canto III del Paradiso). Ella, infatti, ch’era entrata nel convento di Santa Chiara, fu costretta ad abbandonare la vita monacale proprio da suo fratello Corso, che la rapì con la forza, e la obbligò a contrarre un matrimonio per puro calcolo politico.

La tenzone tra Dante e Forese, in stile comico, composta da tre coppie di sonetti, tre per ciascuno, si sarebbe svolta tra il 1293 e il 1296, dopo la morte di Beatrice, e negli anni del così detta traviamento di Dante. I due poeti, amici e rivali, ricorrendo allo stile comico-realistico, nei sonetti di tenzone, si scambiarono pesanti allusioni e apprezzamenti, ingiurie e insulti. Siamo ben lontano dai toni e dagli stili raffinati, dolci e rarefatti dello stilnovismo. Anzi, in aperta (e consapevole) contrapposizione con essa. Questa poesia comico-realistica, recuperava, sì, voci popolari stridenti e aspre; come pure una certa dose di materialità, nelle allusioni (anche di carattere sessuale); il rifiuto di ogni forma di idealizzazione (esaltando il comico, il paradossale, il volgare); ma, al pari della lirica stilnovista, restava anch’essa un’operazione squisitamente intellettuale (d’un ristretto circolo aristocratico), nient’affatto popolare. Anche in questo ambito comico-realistico, cioè, la realtà sociale, con tutto il carico delle questioni e delle contraddizioni politiche del tempo, restava rigorosamente fuori dalla produzione poetica. Sarebbe, pertanto, fuorviante pensare a una poesia comico-realistica direttamente impegnata, in contrapposizione con la coeva esperienza stilnovista, che, com’è noto, non si pose mai l’urgenza di rappresentare e di misurarsi con le vicende quotidiane, e mene che meno, con i temi della politica.
Ad ogni buon conto, in questa produzione poetica comico-realistica, al posto della idealizzazione della donna (angelo), si registravano toni decisamente volgari, da scurrilità di strada, pur rimanendo, lo ripetiamo, nell’orizzonte dello sperimentalismo retorico e linguistico di maniera. Cominciò proprio Dante, a lanciare la tenzone, con pesanti riferimenti, già nel primo dei suoi tre sonetti, alla moglie di Forese, Nella:

Di mezzo agosto la truovi infreddata […],

alludendo, per un verso, all’infedeltà della donna, lasciata sola di notte dal marito; per altri versi, a una certa tendenza di Forese a compiere furti e ruberie di notte (oppure, alludendo alla infedeltà coniugale di Corso stesso, che, cioè, non compisse i suoi doveri di sposo). Nel secondo sonetto, Dante faceva riferimento alla golosità dell’amico, e ai suoi debiti, accusandolo, dunque, di vivere di ruberie. Accusa, quest’ultima, che Dante confermerà anche nel terso sonetto della tenzone:

E già la gente si guarda da lui

Definendo Corso «piùvico ladron», cioè «ladro patentato», e giungendo anche a mettere in dubbio la legittimità della sua nascita («figliuol di non so cui»). Accusa, sì, infamante, ma che, lo ribadiamo, andava inquadrata sempre nel contesto ironico e irriverente di questo genere poetico, del quale poeti come Cecco Angiolieri e Rustico Filippo furono i massimi esponenti. Un gioco letterario, dunque, privo di malanimo. Come abbiamo già ricordato, il tono del racconto tra Dante e Forese, nel Purgatorio (ai cc. XXIII e XXIV), è molto affettuoso e amichevole, con Dante che, quasi, sconfessa pubblicamente i suoi sonetti giovanili della tenzone, sottolineando, adesso, proprio le virtù di Nella, moglie di Forese, sia perché attribuisce a lei il merito del procedere alacremente del marito nelle precedenti cornici purgatoriali; sia perché la presenta (sempre per bocca di Forese stesso) come una delle pochissime donne pudiche di Firenze, dove, invece, il malcostume femminile aveva raggiunto livelli indecorosi:

la Nella mia con suo pianger dirotto.
Con suoi preghi devoti e con sospiri
tratto m’ha de la costa ove s’aspetta [Pg., XXIII, 87-9],

e sulla pudicizia della moglie:

Tanto è a Dio più cara e più diletta
La vedovella mia, che molto amai,
quanto in bene operare è più soletta [v. 91-3].

Cos’è, allora, l’odierno Debate? È una metodologia didattica che consente l’acquisizione, via via progressiva, di competenze trasversali («life skill»). Essa smonta alcuni paradigmi (didattico-comunicativi) tradizionali, e alcuni stili dell’insegnamento / apprendimento tradizionali e ben consolidati; per favorire, invece, il cooperative learning, e la peer education (tra studenti, ma anche tra docenti, e tra docenti e studenti).

Sostanzialmente, il debate consiste in un confronto tra due squadre, ciascuna delle quali sostiene e controbatte una affermazione, o un argomento («topic»), collocandosi, rispetto a esso, pro, o contro.
Tali topic vengono scelti:
– tra gli argomenti delle discipline coinvolte nel debate
– tra le questioni sociali più dibattute del momento (che abbiano, cioè, carattere di grande rilevanza sociale, economica, politica, giuridica, etica, …)
– tra le questioni di ordine universale (per le quali, cioè, la collocazione è tra giusto / ingiusto)
Questa metodologia didattica consente allo studente:
– di imparare a cercare, e, soprattutto, a selezionare le fonti
– di sviluppare e di potenziare competenze comunicative
– di auto-valutarsi
– di migliorare la propria consapevolezza culturale
– di curare la propria autostima
– di potenziare le capacità espressive, non solo in lingua madre, ma anche in altre lingue vettoriali
– di assimilare criticamente regole di comportamento (il galateo degli interventi in pubblico)
– di riconoscere e di accettare le ragioni dell’altro

Di questa metodologia esiste già un protocollo condiviso, che guida passo passo i docenti nell’avvio della sperimentazione in classe (e nell’istituto), e che prevede, pure, la reinvenzione degli spazi fisici della scuola (con l’allestimento dell’aula debate).

Molti di noi nemmeno sapevano dell’esistenza della città di Wuhan, in Cina. Eppure, quella città è entrata nella vita di ciascuno di noi, di miliardi di persone, sull’intero pianeta Terra, senza chiedere permesso, e l’ha stravolta.
Ecco, forse, al tempo del coronavirus, la DaD dovrebbe impegnarsi a far riflettere gli studenti, grandi e piccoli, con strategie e con modalità differenti, intorno al concetto di «interconnessioni globali», per giungere al possesso delle competenze chiave dell’UE (cfr. le due formulazioni delle 8 competenze chiave dell’UE, tra la Raccomandazione del 18.06.2006, e quella del 22.05.2018), e orientarsi nella complessità del nostro mondo (e della nostra vita), oramai, così drammaticamente evidente sotto i nostri occhi.
Dunque, un debate (o tenzone), per esempio, sugli scenari del post coronavirus. Quali gli scenari ipotizzabili?
– Sociali
– Economici
– Militari
– Relazionali
– Politici
– Culturali
– Religiosi
– …

Per chi volesse saperne di più:

i testi dei sonetti della tenzone tra Dante e Forese:
https://it.wikisource.org/wiki/Autore:Forese_Donati
i testi dei canti XXIII e XXIV del Purgatorio:
https://it.wikisource.org/wiki/Divina_Commedia/Purgatorio/Canto_XXIII
• https://it.wikisource.org/wiki/Divina_Commedia/Purgatorio/Canto_XXIV

la metodologia didattica del Debate, attraverso il sito web di INDIRE:
http://www.indire.it/
http://www.indire.it/2019/09/26/sviluppare-il-senso-critico-con-il-debate-vieni-a-conoscere-questa-metodologia-a-fiera-didacta/

Una risposta a “TENZONE MEDIEVALE E DEBATE ODIERNO. DAD: LE INTERCONNESSIONI GLOBALI DA CORONAVIRUS”

  1. Grazie Nino. Mi permetto di integrare con qualche altro indirizzo utile per formarsi o prendere contatto con il debate:
    https://www.moocdebate.it/ (un corso online di Avvio al debate)
    https://www.sn-di.it/ (il sito della Società nazionale Debate Italia, trovate tutto)
    http://www.debateitalia.it (il sito delle Olimpiadi con segnalazione di molti corsi di formazione)
    https://www.facebook.com/search/top/?q=debate%20iiss%20pietro%20sette&epa=SEARCH_BOX (la nostra pagina fb, della scuola Polo regionale per il debate)
    Grazie ancora.

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