LITTLE WOMEN, regia di Greta Gerwig, USA, 2019 (recensione in italiano e inglese)

di Giulio Loiacono

Lo so. L’ho richiesta e l’ho voluta, questa recensione. Perché? Perché pensavo che mi appartenesse di diritto perché io vivo nello stesso, identico posto di Louisa May Alcott, perché, quando non si è d’inverno, stagione ostica per un mediterraneo come me che non ama pattinare sugli specchi di acqua fragilmente ghiacciati, io percorro quei sentieri che forse lei percorreva a braccetto con il suo adorato Daniel Chester French, quello del monumento a Lincoln a Washington.
Anche io mi perdo per il Minutemen Trail, mi inerpico su per il cimitero di Sleepy Hollow a riflettere sulle tombe dell’Authors Ridge – la altura degli autori – dove sono tutti lì, gli Alcott, figlia e padre, Hawthorne, Emerson e tutti i grandi intellettuali di questo paese. E ci passo dinanzi a quella casa, l’Orchard House, la casa del frutteto, che sta lì ad eternare la storia delle piccole donne. Ed ogni volta che ci passo penso alla vicenda di questa donna, che è la Josephine March del romanzo, la “Jo” che tutti hanno amato e che tutti conoscono.
Il film è godibile e ben recitato, con qualche concessione alla modernità estrema, come quando il Laurie e la Jo si scalmanano come se fossero in discoteca piuttosto che ingessarsi in uno di quei minuetti da pupazzi d’epoca. Il film, che segue un confuso intrecciarsi di flashback che fanno perdere un po’ lo spettatore per quasi tre quarti della pellicola, si stende bene nel finale quando giunge al suo dunque.
Può un intellettuale rinunciare a se stesso, al proprio talento vocazionale e cedere alle convenzioni, alla società e a quella che può essere la summa della vicenda umana, che è l’amore? Oppure deve sdegnosamente rifiutare ed essere solo? Sapiente e solo? Jo, questa Jo del XXI secolo non vuole rinunciare né all’una né alla altra cosa. Non lo farà e troverà il suo piccolo amore squattrinato ma felice, perché intellettuale come lei e metterà giù la sua intera anima nel suo “Piccole Donne”.
Un fenomeno che dà consapevolezza alle donne di se stesse, perché, come dice Jo: “sono stufa di sentire che le donne non possono pensare, decidere e vivere secondo le proprie passioni mostrando a tutti che hanno un’anima!”. E perché sì! Allora si dubitava di tutto questo.
Consigliato a tutte le piccole/grandi donne che vogliano ritrovare il proprio orgoglio e agli uomini, sia quelli grandi che sanno che avere una Louisa/Jo vicino è il più splendido premio che si possa avere e desiderare, sia a quelli piccoli che, se non l’avranno mai vicino, almeno smettano di blaterare di cose che non potranno mai capire ed apprezzare. Buona visione!
Little Women
I know.  I requested and wanted this review.  Why?  Because I thought that it is my right as I live in the same town as Louisa May Alcott.  For a Mediterranean guy like me who isn’t able to skate across glassy winter ice, I walk in warmer seasons, the same paths she walked arm in arm with her beloved Daniel Chester French; the very same sculptor of the renowned Lincoln Memorial in Washington, D.C.  I too lose myself along Thoreau’s Leave No Trace Trail.  I climb to Author’s Ridge in Sleepy Hollow Cemetery where the tombs of the Alcotts, Abbotts, Hawthornes, Emerson, and all the great intellectuals of this country are found.  And I daily pass The Orchard House that stands to eternalize the story of Little Women.  Each time I pass it I think of this woman who is none other than the Josephine March of the novel; “Jo” who everyone knows and loves.
The film is enjoyable and well-acted, with concessions made for its extreme modernism such as when Jo and Laurie dance wildly on the porch.  The viewer is steered through a confusing jumble of flashbacks for almost three quarters of the movie, but the plot is clarified at the end.  Can an intellectual renounce their talent and cede to social conventions and love or disdainfully refuse and remain wise yet alone?  Jo (21st century Jo) unwilling to refuse neither love nor social norms, finds her impoverished yet happy companion because he is an intellectual like her.  She will later scribe her entire life in the novel Little Women.  At a time when it was believed that women actually lacked a soul, this novel is a phenomenal consciousness for women because as Jo said, “I’m sick of hearing that women are incapable of thought, decision making, and of following their dreams.”
Suggested to all the little/important women who want to discover their womanly pride, to grown men who know that having a Louisa/Jo beside them is an honor, and to those little men who will never deserve her company and should at the very least refrain from babbling about things they will never understand or appreciate.

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