LA LETTERATURA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS: “ANNA”, N. AMMANITI, 2015

a cura di Trifone Gargano

Romanzo fantascientifico ambientato in Sicilia, in un futuro con contorni che definire inquietanti è poco (l’anno di ambientazione del romanzo è, sorprendentemente, proprio il 2020, cioè, il nostro presente). Nella trama del romanzo, si assiste alla diffusione di una epidemia causata da un virus che uccide tutti gli adulti. Ogni città e ogni paese si trasformano in rovine. Solo i bambini riescono a sopravvivere, perché il virus rimane, nei loro corpicini, in forma latente, sino a quando pure loro, crescendo, ne vengono colpiti. Divenuti adulti, anche loro sono destinati a morire, come è già accaduto ai loro stessi genitori, e a tutta la popolazione adulta.

Anna, ragazzina tredicenne, protagonista della storia, deve proteggere il fratellino, Astor, per averlo promesso, in punto di morte, alla loro madre. La ragazza deve cercare il fratellino, che è stato rapito da una banda specializzata proprio in rapimenti di bambini. Anna attraversa, quindi, grandi spazi deserti, campi arsi, ruderi di città abbandonate e di centri commerciali, boschi misteriosi, aree riconquistate dalla natura selvaggia, e comunità di sopravvissuti. Nella storia, non mancano, ovviamente, richiami al mondo precedente, al mondo cioè precedente alla diffusione del virus, giunto dal Belgio. In queste pagine rievocative del passato, dal tono lirico, tornano in primo piano i genitori, e, in modo particolare, la madre, che spicca, per la sua presenza, nella prima parte del libro.

Per muoversi, e per orientarsi, in questa terra desolata, Anna utilizza un prezioso taccuino, che le ha lasciata la mamma, prima di morire, con le istruzioni per farcela (il «quaderno delle cose importanti»). La ragazzina farà esperienza diretta, giorno dopo giorno, che le certezze di una volta, di un tempo, di prima, non valgono più. Di conseguenza, Anna intuisce che occorre inventare nuove certezze, nuove regole da condividere. Anna è coraggiosa, perché è nata coraggiosa, pronta a tutto, pur di ritrovare e salvare il fratellino Astor, e pur di raggiungere l’obiettivo che si prefigge.

Un futuro inquietante, dunque, in una Sicilia, che è la nostra Sicilia, spostata cronologicamente solo di pochi anni, dal 2015, anno di composizione del romanzo, al 2020, una volta avvenuta già dopo la disastrosa diffusione dell’epidemia causata dal virus che uccide gli adulti (l’odierno coronavirus, invece, uccide preferibilmente, ma non esclusivamente, gli adulti, gli anziani).

Altro personaggio di primo piano della storia è Pietro, coetaneo di Anna. Con lui, e con il cane, i due fratelli, infatti, condivideranno diverse esperienze, dando vita a un legame forte, fondato sull’aiuto reciproco. Il cane, che, per quasi tutto il libro è al fianco di Anna, dapprima, è bestia feroce; poi, si trasforma in angelo custode. Loro comune obiettivo è raggiungere e attraversare lo stretto, per cercare i Grandi, cioè i sopravvissuti al contagio da virus, scampati all’epidemia. Pietro è alla ricerca di un certo modello di scarpe, in grado di dare, a chi le calza, l’immunizzazione dal contagio.

N. Ammaniti

La lettura di questo toccante romanzo di Ammaniti, molto probabilmente, tra le cose più intense e belle scritte da questo nostro scrittore di successo (basterà, forse, ricordare il romanzo breve, ma intensissimo, Io non ho paura, del 2001, dal quale, nel 2003, Gabriele Salvatore ricavò l’idea per l’omonimo film, che vinse ben due David di Donatello, la cui sceneggiatura fu scritta dallo stesso Ammaniti, con la collaborazione di Francesca Marciano), è una lettura scioccante, perché sembra pre-annunciare il dramma dei nostri giorni, e della pandemia mondiale da coronavirus.

Lo stesso Ammaniti ha chiarito, in una intervista successiva all’uscita del libro, che l’idea di scrivere “Anna” gli era venuta guardando, un giorno, in spiaggia, giocare dei bambini da soli, senza cioè la presenza degli adulti. Inoltre, nella stessa intervista, Ammaniti attribuiva pure alla sua passione per i romanzi di fantascienza l’idea di scrivere quest’opera.

Dunque, un romanzo distopico (sia pur di qualche anno), com’è tipico della letteratura fantascientifica. In questo caso, però, ciò che inquieta è la sorprendente e tragica coincidenza con il nostro (drammatico) presente.

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