È ITALIANO IL PROFUMO PIÙ FAMOSO AL MONDO

di Carmela Moretti

È delicato, leggero, ricorda i fiori di campo di primavera o l’odore buono della pelle dei bambini.

È l’Acqua di Colonia, un profumo amato da Goethe, Napoleone e la regina Vittoria, l’unico presente ancora sul mercato dopo quattro secoli. A dispetto del suo nome, a inventarlo non è stato un coloniese, ma un italiano emigrato a Colonia, un giovane che per fame e povertà dovette ingegnarsi.

La formula dell’acqua di Colonia fu ideata da Giovanni Paolo Feminis, nato nel 1666 a Santa Maria Maggiore, cittadina della Val Vigezzo (valle in provincia di Verbania, che mette in comunicazione l’Italia con la Svizzera). In giovanissima età, lasciò la durissima vita del paese ed emigrò in Germania alla ricerca di un futuro migliore, come tanti suoi concittadini a quell’epoca. A Colonia, mescolando spezie e oli profumati, inventò una sostanza a cui diede il nome di “aqua mirabilis”: veniva venduta nella sua distilleria come antidoto miracoloso per diversi mali, tra cui i problemi digestivi.

Quando anche l’Università di Colonia, nel 1727, riconobbe le proprietà curative di questa sostanza, la sua fama aumentò e il Feminis si arricchì forse come mai avrebbe immaginato prima di partire. Ciononostante, non dimenticò mai il suo paese natio, a cui donò denaro per le scuole e per la costruzione dell’attuale Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Dopo la morte di Feminis, avvenuta nel 1736, la ricetta dell’“aqua mirabilis” finì – chissà per quali vie – nelle mani di un altro vigezzino intraprendente, il mercante Giovanni Maria Farina, anch’egli emigrato prima a Maastricht e poi a Colonia. Con i suoi fratelli, Farina fondò una ditta che commerciava cosmetici e spezie, e fu lui ad avere l’intuizione di trasformare l’“aqua mirabilis” da sostanza medicamentosa a cosmetico.

Ed ecco l’Acqua di Colonia, come ancora la conosciamo oggi. La sua storia è raccontata nella “Casa del profumo” di Santa Maria Maggiore, dove il visitatore viene condotto in un viaggio multisensoriale alla scoperta di fragranze, erbe, strumenti antichi e moderni, con uno sguardo sempre rivolto al singolare capitolo dell’immigrazione vigezzina.

Tra le tante curiosità di cui è ricco il museo, interessante è la saletta in cui è spiegata la piramide olfattiva.

Le fragranze si suddividono in note di testa, di cuore e di fondo. Le prime sono fresche, accattivanti, sono quelle che per prima ci catturano nella scelta di un profumo, ma che si volatizzano in pochi minuti: vi rientrano le fragranze agli agrumi. Le seconde sono potenti, consistenti, si percepiscono dopo un po’ di tempo: sono gli odori floreali. Le ultime sono rappresentate dalle fragranze più persistenti, quelle che costituiscono la vera essenza di un profumo e che ci convincono, al punto tale da sceglierne uno per tutta la vita: gli odori speziati e legnosi.

L’acqua di colonia resiste al passare dei secoli proprio perché è una sintesi perfetta di queste caratteristiche: pare sia un mix delicatissimo di agrumi – tra cui spicca il bergamotto – lavanda, rosmarino, ginepro, con un tocco magico di cannella.

 

 

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