ELEONORA DUSE: DONNA MULTIPLA, ATTRICE UNICA

di Francesco Monteleone

Oggi sulla sua tomba non c’è nemmeno un fiore fresco. Eppure chi la vide recitare in Europa e in America la giudicò, senza incertezze, la maggior attrice del mondo. Così, in un giorno di agosto del 2019, non ci resta altro che il risentimento acre, mentre contempliamo il sepolcro della Duse, nel cimitero di Asolo.

L’inevitabile dissoluzione degli attori converte la pienezza della loro vita in una menefreghistica dimenticanza del pubblico. D’altronde, post mortem, i cadaveri non fanno spettacolo, puzzano.

Eleonora fu la discendente di una famiglia di attori girovaghi.

Si narra che la madre, viaggiando con la sua povera compagnia comica, l’avesse partorita su un treno che attraversava il Veneto. In realtà la Duse nacque a Vigevano, in provincia di Pavia, il 3 ottobre 1858, e lì fu battezzata in una parrocchia. Non molto tempo dopo la sua famiglia si trasferì a Chioggia, in quel borgo di pescatori litigiosi tanto ben rappresentati dal Goldoni.

A 4 anni la Duse si mostrò al primo pubblico, proprio nel teatro di Chioggia, recitando la parte di Cosetta, in un adattamento dei ‘Miserabili’ di Victor Hugo. Grazie al suo talento, quella bimba dominò la scena ed ebbe un successo enorme.

 La vita di una compagnia girovaga è una matassa aggrovigliata: alberghi infami, poco pane e molto freddo, villaggi, notti piene di pensieri, precarietà e povertà assoluta.

La Duse, in quell’inferno, diventò una creatura straordinaria. Era magrolina, non quotata tra le belle, recitava come se fosse un dovere e non un piacere. Eppure da vent’anni in poi ebbe una carriera di successi senza retrocessioni che durò fino alla sua morte.

Leggete la descrizione della sua voce e delle mani fatta dal D’Annunzio… è il compenso poetico ad una perfezione non descrivibile con l’inchiostro.

La Duse ebbe molte storie passionali, ma nessuna definitiva.

Da ragazza diventò madre, assegnandosi a un giornalista napoletano;  in seguito sposò l’attore Tebaldo Checchi, dal quale si separò dopo un giro di corna opportunamente ricambiate.

Quando incontrò D’Annunzio si dette a lui senza cautele e il poeta divenne il partner ufficiale delle sue sconfitte umane e artistiche. La loro storia durò otto anni. Anche D’Annunzio la tradì con grande visibilità, la umiliò servendosi di Sarah Bernhardt e, fulmen in clausula, passò tutte le sue esibizionistiche verità nello scandaloso romanzo “Fuoco”.

Nel 1907 la Duse si ritirò dalle scene, non aveva nemmeno 50 anni.

Dichiarò una crisi religiosa e scelse di vivere tra Roma, Firenze e Asolo.

 

Ultima casa ad Asolo

Ricomparve una solo volta, nel 1916, per recitare nel film “Cenere” tratto dal romanzo di Grazia Deledda. Ma La Duse fu grandissima soprattutto durante la Prima Guerra Mondiale. Servì con tutte le sue forze i soldati italiani e accompagnò molti attori che vollero esibirsi per le truppe in prima linea. Il massacro di tanti giovani le riaprì l’anima; dal 1921 Eleonora riprese a recitare, forse per dimenticare l’orrore, e incantò di nuovo chiunque la vedesse.

Il suo ultimo progetto fu creare una scuola di teatro; per procurarsi il capitale necessario affrontò una tournée in America, ma il 21 aprile 1924 la titanica attrice che aveva scelto “di vivere in randagia libertà” morì a Pittsburg. Il suo corpo fragile ebbe funerali solenni in America e in Italia.

Ora è sepolto nel piccolo cimitero di Santa Rita a Asolo, a una passeggiata di distanza dall’ ultima residenza abitata.

La bellezza di quel sepolcro non si comprende, se non visitandolo.

Eleonora Duse ogni giorno può vedere in tutta la sua maestosità il Monte Grappa, con le rocce imbevute di sangue italiano e austriaco. Fu l’ultimo suo desiderio ed è stato rispettosamente esaudito.

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