DAL “QUARTO POTERE” AL “QUARTO GODERE”

Fred

“Giornalista non si nasce…e come si diventa?” avrebbe chiesto Simone de Beauvoir a Jacques-Laurent Bost, durante la sua amorosa relazione con il brillante giornalista francese.
In Italia il tesserino dell’OdG si ottiene in due modi:

1) scrivere (o meglio ancora, farsi scrivere) 70 pezzi per una testata taroccata, senza ricevere mai il compenso reale, bensì versando la ritenuta d’acconto al posto dell’editore avaro.
2) frequentare le scuole di giornalismo, dove ti insegnano, a pagamento, ad affrontare il precariato a vita. (Solamente i nativi raccomandati riceveranno il contratto di assunzione; ai meritevoli saranno riservati i lavori caritatevoli).

Quando si è diventati giornalisti precari, per conservare l’iscrizione professionale, è d’obbligo lavorare senza pretendere stipendi fissi o ad equo compenso ed è conveniente evadere il più possibile l’INPGI 2 (tanto ci sono i fessi che la versano scrupolosamente). Inoltre, è consigliabile pagare (a spizzichi e bocconi) la tessera del sindacato, per non sentirsi soli nella malasorte, e leggere 7 volte le “Lettere a Lucilio” di Seneca, per affrontare l’obbligo della Formazione continua.

Per questo provvidenziale dono governativo bisogna accumulare in 3 anni un certo numero di crediti professionali, che non servono una mazza alla professione e lo si può fare in vari modi:
1) Partecipando alle interessanti proposte formative dell’Ordine (esempio: come si riconosce l’olio extravergine d’oliva per diventare giornalisti agricoli);
2) Seguire ovunque e comunque il mitico Giancarlo Tartaglia per scoprire quante sono le carte deontologiche (Treviso, Perugia, Roma, Venezia, Firenze…). Lui è l’unico a saperlo con precisione in Italia e pare che esse siano più delle ‘Pandette’ da Modestino a oggi.
3) Iscriversi ai corsi formativi nei paesi di provincia, dove si può dormire dall’inizio alla fine delle lezioni senza essere disturbati e nei quali si riesce a sfuggire alla tortura educativa almeno un’ora prima, con una serie di scuse ampiamente accettate dalle segretarie: “Ho l’ultimo treno per la città fra un ora”, “ Oggi sono da sola in redazione”, “Ho pagato il grattino di 2 euro per 4 ore” ecc., fino alla motivazione più convincente di tutte: “Devo leggere il tg regionale della Rai”.

Ma per guadagnarsi gli agognati crediti deontologici, c’è un altro modo: si può rispondere ai quiz in rete e affidarsi al proprio culo.
Esempio di domanda richiesta dalla Formazione Professionale Continua:
I giornalisti titolari di un qualsiasi trattamento pensionistico INPGI a qualunque titolo maturato:
a) Non possono essere nuovamente impiegati con forme di lavoro autonomo dal medesimo datore di lavoro
b) Possono essere nuovamente impiegati con forme di lavoro autonomo dal medesimo datore di lavoro
c) Possono fare quello che credono nei limiti fissati dalla libertà di cumulo

La risposta corretta è la a, ma corretta non significa esatta. Perché la risposta esatta, come ci hanno spiegato gli apostoli di Tartaglia è: “da giugno 2014 i prepensionati non possono collaborare ad alcun titolo con l’azienda da cui sono usciti. Punto.”
Viva la chiarezza e la completezza!

Dunque, deduciamo che i prepensionati prima del 2014 e i pensionati over 65 anni possono continuare ad avere contratti, pubblicare articoli, dirigere giornali, farsi eleggere dirigenti della Casagit, diventare titolari di uffici-stampa, insegnare a Scienza dell’Informazione, essere nominati professori a Fiuggi…
Dunque, i quiz corrispondono in parte alla realtà e non dicono tutta la vera verità; tantissimi pensionati tolgono incarichi e lavoro ai giornalisti che potrebbero pagare la loro pensione. Sono dei veri benefattori.

Comunque c’è una bellissima iniziativa avviata da un gruppo di anziani dissidenti dell’Ordine dei Giornalisti; pare che nelle campagne tra Perugia e Todi o tra Padova e Venezia o tra Turi e Putignano si stia creando un PENSIONATO NAZIONALE A 5 STELLE, convenzionato con INPGI e CASAGIT. Si chiamerà il “Sempreverdi”, per emulare la “Casa degli artisti” del Cigno di Busseto; sarà riservato ai giornalisti in pensione, ma accidiosi, che non vogliono essere più costretti a lavorare.

La struttura sarà dotata di una serie di piacevoli badanti dell’est Europa specializzate nel togliere definitivamente la morbosa voglia di scrivere puttanate per le vecchie testate. Inoltre, chi abita nel ‘Sempreverdi’ non pagherà più l’odiatissima tassa di solidarietà voluta ab origine da Andrea Camporese per risanare i conti dell’INPGI. E soprattutto nessuno dei pensionati gaudenti dovrà mai più compilare i quiz in rete, ma fare gli spensierati cruciverba come ai bei tempi delle redazioni.

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